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I redditi in tutti i comuni italiani

I redditi in tutti i comuni italiani

Nel 2020 sono diminuiti a causa della pandemia, ma il calo è stato attenuato dal sostegno economico garantito dallo Stato

 

Il ministero dell’Economia e delle Finanze ha pubblicato i dati delle dichiarazioni dei redditi dei cittadini italiani nel 2021 e riferiti all’anno di imposta 2020: mostrano la situazione economica nelle città e nei comuni italiani nell’anno in cui l’Italia ha dovuto subire le conseguenze più significative sull’economia a causa delle misure restrittive introdotte per via della pandemia.

I dati, pubblicati in formato open e accessibili a chiunque, contengono tutte le informazioni sui redditi lordi nei comuni italiani: quanti sono i contribuenti, il reddito derivante da lavoro dipendente, dal possesso di fabbricati, dalle pensioni, quanti sono i professionisti e quante sono le persone nelle diverse fasce di reddito. Ci sono dati anche sull’addizionale, un’imposta che si applica al reddito complessivo, e sul bonus IRPEF, un sostegno economico per i lavoratori dipendenti.

Come prevedibile, nel 2020 i redditi medi segnalati nei comuni sono diminuiti per via delle misure restrittive, come il lockdown, che hanno costretto molte persone a non lavorare. Grazie al sostegno economico garantito dal governo italiano, i cosiddetti ristori, la diminuzione del reddito è stata però contenuta: il reddito complessivo dichiarato ammonta a 865,1 miliardi di euro, in calo di 19,4 miliardi rispetto all’anno precedente, per un valore medio di 21.570 euro, in calo dell’1,1 per cento rispetto al reddito complessivo medio del 2019. I contribuenti totali sono stati 41,2 milioni, in calo di 345mila individui (-0,8 per cento) rispetto all’anno precedente.

È bene specificare che in questi dati non sono compresi i redditi degli evasori fiscali, che per definizione non dichiarano al fisco del tutto o in parte quanti soldi guadagnano: un fenomeno che da decenni in Italia ha un impatto significativo e che negli ultimi anni nessun governo è riuscito a contrastare con efficacia.

Osservando i dati divisi per fasce di reddito si nota che il 4 per cento dei contribuenti dichiara più di 70 mila euro versando il 29 per cento dell’Irpef, la principale imposta sul reddito personale. Nella fascia tra 15mila e 70mila euro si colloca il 70 per cento dei contribuenti che versano il 67 per cento dell’Irpef totale, mentre al di sotto dei 15mila euro di reddito c’è il 27 per cento dei contribuenti che versano il 4 per cento dell’Irpef totale.

I redditi da lavoro dipendente e da pensione rappresentano circa l’84 per cento del reddito complessivo dichiarato. Il reddito medio più elevato riguarda i lavoratori autonomi, che hanno dichiarato mediamente 52.980 euro, mentre il reddito dichiarato dagli imprenditori titolari di ditte individuali è stato di 19.900 euro. Il reddito medio dichiarato dai lavoratori dipendenti è stato di 20.720 euro, quello dei pensionati di 18.650 euro. Infine, il reddito medio da partecipazione in società di persone ed assimilate risulta di 16.450 euro. È bene ricordare che la quasi totalità dei redditi da capitale, cioè derivanti dalle rendite finanziarie e dai dividendi da partecipazione, è soggetta a un altro tipo di tassazione e non rientra pertanto nell’Irpef. Sono circa 4,2 milioni i contribuenti che hanno presentato la dichiarazione IVA per l’anno d’imposta 2020, in leggero aumento rispetto all’anno precedente (+0,3%).

Rispetto al 2019, nel 2020 tutti i principali redditi medi hanno accusato flessioni più o meno significative: -11% i redditi d’impresa, -8,6% quelli da lavoro autonomo, mentre più contenuto è il calo per i redditi da lavoro dipendente (-1,6%). Fa eccezione il reddito medio da pensione, in aumento del 2%.

L’analisi territoriale conferma che la regione con reddito medio complessivo più elevato è la Lombardia (25.330 euro), seguita dalla provincia autonoma di Bolzano (24.770 euro), mentre la Calabria presenta il reddito medio più basso (15.630 euro). In questa mappa si possono consultare i redditi medi di tutti i comuni italiani. «Anche nel 2020, quindi, rimane cospicua la distanza tra il reddito medio delle regioni centrosettentrionali e quello delle regioni meridionali», segnala il ministero nella nota di presentazione dei dati.

 

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